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Frammenti di storia del Contado
XI Secolo XII Secolo XIII Secolo XIV Secolo

 

XI Secolo

I giorni di fasto del castello di Vivinaia - All’inizio del mille, il piccolo castello di Vivinaia (oggi scomparso dopo la sua distruzione, 1331) posto a poche centinaia di metri dall’odierno borgo di Montecarlo, attraversò un periodo di gloria e fasto grazie ai sontuosi palazzi costruiti dagli allora Marchesi della "Marca Toscana", nel 1022 nel palazzo del Marchese Ranieri, dimorò per un breve periodo l’Imperatore Enrico II, Duca di Baviera e Re di Germania , disceso in Italia in soccorso di Papa Benedetto VIII costretto ad abbandonare il suo legittimo trono pontificio da un usurpatore, un certoGregorio (Enrico II per tutte le sue gesta, in favore della chiesa nel 1125, verrà iscritto nel catalogo dei santi, da Papa Eugenio III  e oggi la chiesa lo venera il 15 luglio). Dopo alcuni anni nel 1038, il castello ospitò due altri illustri personaggi Papa Benedetto IX, l’imperatore Corrado II, con l’imperatrice Gisla e l’intera corte, tutti ospiti del Marchese Bonifazio e della moglie Beatrice (figlia del Duca di Lorena), genitori della famosissima Matilde di Canossa che per molti anni, deciderà le sorti di Lucca e del suo Contado

 

XII Secolo

Il 1° assedio dei lucchesi a Castiglione - Quando Lucca e Pisa, il 5 marzo 1158, firmarono la pace, i loro alleati della Garfagnana,si impegnarono a non intervenire più, nei conflitti fra le due città, ma come spesso accadeva in quel tempo, i patti vennero presto ignorati, i castiglionesi con altri nobili della Garfagnana, nel 1168, per contrastare la potente Lucca, aiutarono i pisani durante l'assedio della Rocca di Corvaia, la risposta dei lucchesi non si fece attendere, due anni dopo, inviarono in Garfagnana i soldati dei quartieri S.Gervasio e S.Pietro, a guastare le terre garfagnine amiche dei pisani, dopo aver saccheggiato le terre di Coreglia, Gallicano, Barga e Castelnuovo, arrivarono a Castiglione (il loro vero obbiettivo). Dopo un duro assedio, i castiglionesi sotto il comando di Veltro da Corvaia, furono costretti ad arrendersi, subendo l'ira dei lucchesi, il Veltro venne giustiziato nella rocca e il paese fu completamente distrutto.

 

XIII Secolo
1226 Lucca invade la Garfagnana – Nella lunga contesa tra Lucca e il pontefice  per il possesso delle terre garfagnine, Papa Onnorio III nel dicembre del 1220  per evitare l’ingerenza del vescovo di Lucca, cedette per l’annuo censo di sei marche d’argento  le terre e i diritti dei comuni liberi, benefici che gli erano stati concessi dalla contessa Matilde, all’Arcidiacono di Volterra, Coreglia, Controne, Ghivizzano, Barga, Ceserana e Castiglione “cum sint de comitatu comitisse Matildis”. Questi comuni, capitanati da Castiglione, per garantirsi la libertà, nel 1226 inoltre fecero lega con Pisa, nemica di Lucca, i lucchesi non tollerarono quest’alleanza e mossero guerra ai garfagnini, puntando su Castiglione, mandarono il Podestà con 500 cavalieri e 500 fanti, che bruciarono settanta casali, e nel febbraio 1227, dopo sei giorni d’assedio presero e bruciarono Castiglione, appendendo per i piedi un certo Rolando (uno dei promotori dell’alleanza) e dopo un mese, riuscirono a espugnare anche il castello di Verrucola (o Verrucchio), presso Castiglione

 

XIV Secolo
Le “Cerne” di Castruccio vengono sconfitte in Liguria – Nel 1319, Castruccio Castracane per aiutare i “fuorusciti” ghibellini della Liguria, riuniti nel porto di Lerici con l'intenzione d'imbarcarsi e assaltare i porti guelfi lungo la costa, organizzò in loro aiuto, una spedizione militare formata da due compagnie tedesche e dalle milizie (le Cerne) di Pietrasanta, Massa e di Camaiore. Al momento d’imbarcarsi sulle navi, i ghibellini furono colti di sorpresa dall’arrivo della flotta del Re Roberto di Napoli, le 22 galee della flotta napoletana con un’abile mossa riuscirono a chiudere l’uscita del porto e a sbarcare sulla spiaggia l’esercito di Roberto che forte di centocinquanta cavalieri giunti in aiuto da Genova, attaccò e sconfisse le soldatesche ghibelline. Le milizie lucchesi vennero sopraffatte e messe in fuga, lo storico Bianchi nelle sue “Croniche” citando la battaglia ricorda un certo Manfredo da Camaiore soprannominato “il leone”, che con grande coraggio e destrezza in quella triste giornata riuscì a mettere in salvo l’intera sua compagnia   
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Pancio de Controne – Pancio de Controne, nativo di controne Val di Lima, ai primi del 300 era il medico di fiducia del re e della regina inglese, oltre a ricoprire un cosi alto incarico, godeva di molta influenza alla corte inglese, visto che prestava denari a re Edoardo, essendo molto ricco e socio in affari con il banchiere lucchese Azzolino Simonetti, quando Castruccio nel 1325, divenne signore di Lucca, Pancio de Controni il 12 dicembre 1325, lo fece graziare da Edoardo II,  dalla condanna che gli era stata inflitta in Inghilterra, per l’uccisione di Ciacco Roncini, esule anche lui emigrato in Inghilterra. Questo gesto, fu sicuramente mosso dall’amore verso la sua terra, amore che si manifesterà anche nelle volontà del suo testamento, attraverso le quali, voleva versare una consistente somma di denaro, all’università di Bologna, per istituire un proprio collegio universitario lucchese, con la somma si doveva acquistare una casa, in grado di ospitare 12 studenti, e degli immobili per un valore di 2.500 lire bolognesi, per ottenere una rendita in grado di mantenere i 12 studenti. Tre studenti dovevano studiare grammatica e arti, tre medicina, tre legge e gli ultimi tre diritto canonico, dovevano essere tutti lucchesi e non dimorare nella Casa non più di 7 anni. Questo nobile gesto, subordinato alla restituzione di denari prestati ad Edoardo, purtroppo non venne realizzato, per il dissesto finanziario del regno che nel 1340 portò al fallimento la compagnia fiorentina dei Bardi e Peruzzi, coinvolgendo anche Pancio che perse ingenti somme.

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Fine del dominio dei Malaspina - Alla morte di Castruccio, i figli aiutarono Pisa nella guerra con Lucca, sperando che i pisani li avrebbero rimessi a capo di Lucca, quando si resero conto che i pisani, non li avrebbero aiutati, iniziarono a congiurare con Giovanni Visconti, per cacciare  da Pisa il conte di Donoratico e sostituirlo con Lucchino Visconti, tentativo che non riuscì. Lucchino quando seppe, che Giovanni era stato cacciato da Pisa, inviò i suoi soldati con altri di Mastino della Scala, sotto il comando di Enrico e Valleriano (figli di Castruccio), a devastare le terre di Pisa e alcune della garfagnana. Nell’ ottobre del 1344, partirono da Camaiore 300 barbute del Visconti, cavalcando verso le terre dello Spinetta Malaspina in Garfagnana, arrivati a Castiglione vi misero l’assedio, i pisani inviarono 300 cavalieri e 600 fanti e riuscirono a cacciare i soldati del Visconti. Alcune settimane dopo, i primi del 1345 , il Visconti inviò dei rinforzi, da S.Pellegrino scesero 700 barbute, comandate dal conte Ettore, con Filippo Gonzaga signore di Mantova e circa 2.000 fanti, i pisani non osarono opporsi a loro, se non a Calavorno, dove la valle si restringe, subendo una sconfitta. Il 17 maggio 1345 a Pietrasanta, per mezzo del Gonzaga ,fu conclusa la pace fra Lucchino e i Pisani, obbligati a versare 80.000 fiorini d’oro in cambio delle terre che Lucchino aveva conquistato, inoltre per le due vicarie della Garfagnana, i pisani dovevano dargli ogni anno a maggio, un destriero, due falchi peregrini e un falco marino, oppure se desideravano liberarsi da questa rendita, dovevano versargli 10.000 fiorini d’oro. Lucchino obbligò sia Pisa che Lucca a liberare Enrico e Valleriano ,da ogni bando e condanna. Dopo 16 anni era finito il dominio dei Malaspina in Garfagnana
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Pisa cerca di prendere Camaiore – Nel 1397 in Versilia riprende la guerriglia fra Pisa e Luca, il 27 agosto il pisano Jacopo d’Appiano e suo figlio Giovanni, aiutati da alcuni “fuorusciti” lucchesi e contando sul tradimento dei ghibellini camaioresi, prepararono un piano per prendere Camaiore, il 30 agosto Jacopo d’Appiano si mise in marcia con i suoi uomini, una parte attraverso Chiatri risalì i colli di Massarosa e andò a nascondersi fra i boschi di Montigiano, mentre la seconda colonna fatta di cavalieri si portò presso la fossa d’Abate, al momento dell’attacco Jacopo fu informato dell’avvenuto arrivo in Camaiore, di un folto gruppo di soldati lucchesi e per non incorrere in una eventuale sconfitta decise di rimandare il tentativo, le sue truppe durante la ritirata saccheggiarono Massarosa, imprigionando venti uomini che furono poi riscattati versando nelle sue tasche 700 fiorini d’oro, il 6 settembre i pisani riprovarono l’assalto, ma questa volta i 200 cavalieri comandati da Ninni di Fichino non riuscirono a penetrare nel territorio di Camaiore e durante la loro ritirata saccheggiarono Pietrasanta

 

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