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I borghi di Pietrasanta
Capezzano Monte   Capriglia   Marina di Pietrasanta   L'antico Porto di Motrone  
 
Salto alla Cervia (torre)   Solaio e Vitoio   Strettoia   Valdicastello Carducci   Vallecchia

 

Capezzano Monte
Capezzano Monte
Capezzano Monte è un piccolo borgo collinare rivolto al mare, dal quale è possibile ammirare l’intera valle sottostante fino al mare, le sue origini secondo alcuni storici risalgono al primo secolo a.C. quando un romano di nome “Capitius”, forse un ex soldato si insediò o costruì un casato in quel luogo, che in seguito venne chiamato “Selve Capetiana”, toponomio che nel corso dei secoli si trasformerà in “Capetiano”, “Capezzano di Castiglione” e infine “Capezzano Monte” (il termine Capezzano di Castiglione derivò da un’antica fortezza, detta “Fortezza di Castiglione” costruita prima del Mille, poco più in basso del borgo).
Nonostante le sue origini risalgano al periodo romano, un secolo dopo la vittoriosa guerra combattuta con le tribù dei Liguri-Apuani e la loro deportazione nel Sannio Beneventano,
le prime notizie documentate di Capezzano, risalgono all’808 quando il Vescovo Jacopo allivellò dei beni ad un certo Ermifridulo posti “in loco Capetiana”.
Capezzano Monte appartenne per un lungo periodo ai Visconti di Corvaia e al momento della loro cacciata ad opera dei lucchesi, nel XIII secolo, legherà definitiva il suo destino con la nascente cittadina versiliese di Pietrasanta.
La sua chiesa dedicata a S.Rocco e S.Ginese, venne fondata nel 1590, in origine la chiesa era un piccolo oratorio nel quale non veniva celebrata neanche la messa, solo nel 1637  
la chiesa di Capezzano ottenne dalla sua Pieve di S.Giovanni e S.Felicita un proprio Rettore.
 
Altre foto        Capezzano Monte N°1 - N°2             Chiesa S.Rocco e S.Ginese N°1 - N°2               Vicolo  N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 - N°6 - N°7
Antico Stemma
Il castello di Castiglione
Il castello di Castiglione, probabilmente venne edificato in epoca Longobarda, come dimostrerebbero alcuni reperti archeologici rinvenuti all’interno dei suoi ruderi datati VII – VIII secolo (il Gruppo Speleologico di Pietrasanta durante alcuni scavi riportò alla luce alcuni frammenti di un’anfora Longobarda).
Secondo alcuni studi effettuati dallo storico locale Santini, il castello nel 771 oltre che a esistere risultava avere al suo interno anche un piccolo oratorio dedicato a S.Pietro e un certo “Omicio” in quell’anno offrì dei beni alla chiesa di S.Pietro in Castiglione.
Il castello dopo una serie di distruzioni e ricostruzioni durate quasi 4 secoli, nei quali i lucchesi da una parte e i Visconti di Corvaia, alleati con i pisani si diedero battaglia per tutta la Versilia, venne distrutto definitivamente dai lucchesi intorno al 1272-73 (Santini).
In tempi moderni nel 1930, la maggior parte delle pietre rimaste del castello dopo esser state trasportate con una teleferica, furono utilizzate per realizzare la strada comunale di Capezzano.
Capriglia
CaprigliaCapriglia, è un piccolo borgo collinare collocato poco distante da Capezzano Monte, le prime notizie documentate del borgo secondo lo storico locale Santini, compaiono all’interno di una pergamena del 828, nella quale un certo Ferdinando Prete donò dei beni al “Monastero di S,Salvatore in Versilia”, monastero che secondo i suoi studi si trovava abbinato al primo oratorio, costruito nella parte in basso del paese e poi andato perduto nei secoli successivi, successivamente in un documento del 1018 viene citata anche la parte in alto del borgo.
Con l’arrivo dei lucchesi in Versilia, Capriglia come gli altri castelli vicini, cercò vanamente di sottrarsi al loro dominio e quando il podestà di Lucca Guiscardo Pietrasanta nel 1225 fondò Pietrasanta, il paese finì definitivamente sotto la giurisdizione della nascente cittadina versiliese, condividendone le sorti fino alla costituzione del Regno d’Italia. Intorno alla metà del XV secolo, nella parte più in alto di Capriglia, venne edificato un secondo oratorio intitolato a S.Martino, che in seguito prenderà il nome di S.Carlo Borromeo (secondo una leggenda popolare il santo parente della famiglia dei Medici, avrebbe soggiornato da giovane nel borgo), sul finire del XIX secolo la popolazione di Capriglia, decise di costruire una nuova chiesa, (l’attuale e il vecchio oratorio venne trasformato in una villa) che fu consacrata intorno al 1227.
Altre foto       Capriglia N°1 - N°2 - N°3          Chiesa N°1 - N°2           Monumento ai caduti            Antico castello           Vicolo N°1 - N°2
Marina di Pietrasanta
Marina di Pietrasanta
In epoca medievale, quel tratto di costa era caratterizzato da una serie di acquitrini immersi in una folta boscaglia di lecci e ontani chiamata “Macchia di Marina”, utilizzata prevalentemente per ricavarne il legname necessario per l’alimentazione dei forni, delle fonderie della “Magona del ferro” di Pietrasanta.
La Magona (compagnia commerciale o ferriera) di Pietrasanta, fra le prime in Toscana già in funzione intorno al 1450, inizialmente era gestita dalla compagnia Genovese degli Spinola, che nel 1489 la cedettero ad una compagnia lucchese, per poi finire successivamente in mano dei Medici.
Nel 1770 la macchia venne suddivisa in tanti appezzamenti che furono messi “all’incanto” e per bonificarla furono scavati dei canali, fra i quali “il fosso di Fiumetto”, che raccolse le acque a monte di Forte dei Marmi per convogliarle nella foce del Tofano, ai primi dell’ottocento viste le pessime condizioni della “Macchia”, iniziò un’opera di rimboschimento utilizzando dei pini, che nel corso degli anni andarono a formare le attuali pinete, verso la fine di quel secolo iniziarono a sorgere fra la pineta le prime case e ville, fra le più famose è da ricordare “Villa Versiliana”costruita nel 1886 dai Conti Digerini Nuti, il nome le fu dato da Renato Fucini (autore delle Veglie di Neri), uno dei primi ospiti dei Conti, la villa ai primi del 900 ospitò anche Gabriele D’Annunzio. A queste prime ville se ne aggiunsero altre e in quel tratto di costa iniziarono anche le prime attività commerciali che trasformeranno l’antica “Macchia di Marina”, nell’attuale Marina di Pietrasanta, centro balneare fra i più famosi d’Italia
La chiesa di Marina di Pietrasanta appartenente alla Diocesi di Pisa, venne edificata in tempi moderni (1930) e fu consacrata due anni dopo, dall'Arcivescovo Gabriele Vettori.
Altre foto:     Marina di Pietrasanta   N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5 - N°6 - N°7 - N°8          Pineta    N°1 - N°2 - N°3
Chiesa di S.Antonio da Padova  N°1 - N°2 - N°3 - N°4       Il Ponte del Principe  N°1 - N°2
Da Visitare Oltre alla sua spiaggia, consigliamo il "Ponte del Principe" fatto costruire dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I, in località Fiumetto nel XVIII secolo e la Pineta
L'antico Porto di Motrone
Lungo la Marina di Pietrasanta alla foce del Versilia (l’antico fiume “Sala”), intorno al Mille sorse il porto-canale di Motrone, l’antico approdo marittimo di Lucca che per 5 secoli sarà al centro di numerose dispute fra Lucca, Pisa, Firenze e Genova.
Le prime notizie, che confermano la sua esistenza risalgono a un documento del 1081, nel quale Arrigo IV concede il porto e la sua fortezza detta “Tempio d’Ercole” ai lucchesi, concessione che fin dall’inizio non verrà ben vista da Pisa, intenzionata da sempre a privare Lucca e il suo commercio di un sbocco al mare. Nel 1159 i lucchesi per difendere il porto e i vascelli che vi attraccavano, al posto della vecchia torre lignea, costruirono una nuova fortezza in pietra, i pisani irritati per la sua costruzione si rivolsero immediatamente all’Imperatore Federico Barbarossa, che il 2 aprile 1162 ne ordinò la distruzione, Lucca forte dell’appoggio di Genova sfidando l’autorità imperiale ignorò l’ordine e quattro anni dopo, i liguri in cambio di alcuni magazzini del porto di Motrone, contribuirono al completamento della fortezza e alla costruzione di un nuovo castello in località Filettole.
Nel novembre del 1170, i pisani corsi in aiuto di Veltro da Corvaia ribellatosi a Lucca assaltarono il castello di Motrone, che dopo tre giorni di dura battaglia capitolò, i pisani in piena euforia per la vittoria riportata distrussero completamente la fortezza, ma ben presto si resero conto di aver commesso un errore, il Governo di Pisa per paura che i lucchesi e i suoi alleati potessero facilmente riprendersi il porto ormai privato dalle sue difese, ne ordinò l’immediata ricostruzione.
Nel 1268 grazie a Re Carlo d’Angiò, che i lucchesi opportunamente nominarono suo Podestà e alla vittoria fiorentina sui pisani ottenuta in Val di Serchio nel 1256, dopo quasi un secolo Motrone ritornò sotto le insegne lucchesi e vi rimarrà fino al 1314, il 14 giugno il pisano Uguccione della Faggiola, aiutato da alcuni capi Ghibellini lucchesi fra i quali Castruccio Castracane, assalì e conquistò il castello, ma il suo fedele amico Castruccio ben presto lo tradì scacciandolo da Lucca e dalle sue terre, Motrone nel 1317 risulterà già lucchese.
In seguito alla morte di Castruccio Castracane, Lucca si trovò mercanteggiata da fiorentini e pisani e dopo alterne vicende Motrone e Lucca ritornarono nuovamente sotto Pisa, questa “servitù Babilonese” come la definirono i lucchesi, terminò l’8 aprile 1369, quando Carlo IV di Boemia ricevuto un compenso di oltre centomila fiorini d’oro, restituì la libertà a Lucca che si riprese le sue terre.
Dopo la caduta della Signoria di Paolo Guinigi, nel 1430 Lucca per ottenere un prestito dai genovesi, fu costretta a dare in pegno ai liguri il porto di Motrone e il suo castello, Genova ne mantenne il possesso fino a quando nel 1437 la guerra con Firenze si risolverà a suo sfavore, Motrone così conobbe i suoi futuri padroni, Lucca riuscirà a rientrarne in possesso per l’ultima volta nel 1501, poi il 10 settembre 1513 l’arbitrato di Papa Leone X, porrà definitivamente il porto sotto la protezione fiorentina.
Le opere di bonifica effettuate nel XVII secolo, intorno a Motrone portarono alla deviazioni di molti canali e i bassi fondali del porto iniziarono a mettere in difficoltà il traffico mercantile, segnando l’inizio del declino del porto, che culminerà nel 1813 con la distruzione della fortezza ad opera degli inglesi.
Salto alla Cervia Torre Medicea
Torre medicea di Salto alla CerviaLungo la via Francigena dopo il Mille, per la sua difesa e per il suo controllo, vi furono costruite diverse fortificazioni, una di queste posta, presso il lago di Porta Beltrame e dell’omonima fortificazione (già menzionata nel 1055 come dogana della chiesa  S.Maria di Porta), venne edificata sul confine fra le terre lucchesi e genovesi, ai piedi della rupe detta Salto della Cervia.
 
Nel 1484, quando i Fiorentini comandati da Lorenzo dei Medici mossero guerra con circa 7000 fanti ai genovesi attestati a Pietrasanta e nelle terre vicine, la fortezza (o bastia) di Salto della Cervia si trovò al centro della battaglia, i due eserciti dopo sanguinosi assalti, più di una volta si alternarono al suo comando (in uno di questi perì il Conte Antonio da Marciano, condottiero fiorentino).
 
Nel XVI secolo con il definitivo insediamento in Versilia dei Fiorentini, il Forte fu ricostruito e rafforzato, i lavori della nuova fortificazione a tre piani accessibile grazie ad un ponte levatoio, iniziarono nel 1568 con il Granduca Cosimo dei Medici e furono terminati dopo circa venti anni da suo figlio Ferdinando I.
Altre foto  Torre N°1 - N°2 - N°3 - N°4 - N°5  
Solaio e Vitoio
Solaio
Poco distante da Vallecchia sorgono due piccoli borghi Solaio “Solarium” e Vitoio “Vituhuius” nati presubilmente in epoca remota, con l’apertura in loco delle prime cave di marmo, lo storico Santini grande studioso e conoscitore della Versilia attribuì le prime estrazioni del marmo in queste primitive cave all’epoca romana.
Intorno al X secolo con la costruzione delle Pievi versiliesi, l’estrazione di marmo nelle piccole cave del luogo aumentò notevolmente, favorendo loVitoio sviluppo e la nascita diSolaio e Vitoio, questi due borghi di “cavatori versiliesi”, antichi feudi dei Visconti di Corvaia con la loro messa al bando da parte dei lucchesi nel 1254, nel corso dei secoli seguirono inesorabilmente le sorti di Pietrasanta e dei castelli vicini (Vallecchia e Corvaia)
Oggi nonostante le cave siano state chiuse da molti anni la montagna mostra sempre le sue ferite, i numerosi ravaneti (discariche a cielo aperto di materiale privo di marmo o non adatto alla lavorazione) formatesi nei pressi delle cave durante l’estrazione del marmo, in alcuni punti come quello posto poco più in alto di Vitoio rappresentano un pericolo per la loro instabilità e devono esser rimossi o messi in sicurezza.
Nei pressi di Solaio intorno al 1686 vennero effettuati degli scavi superficiali di sondaggio per individuare eventuali vene di rame, ma la scarsità di minerale estratto fece abbandonare le ricerche
Altre foto:
Solaio   N°1 - N°2 - N°3 - N°4
Vitoio     N°1 - N°2 - N°3        Antica cava  N°1 - N°2
Strettoia
StrettoiaSul confine fra Pietrasanta e Serravezza, fra le montagne delle Apuane, all’inizio di una stretta valle sorge il borgo di origine medievale di Strettoia (toponomio derivato dal restringimento della valle), sorto ai piedi di un castello (secondo alcuni storici trattasi del “Castellaccio”) appartenente ai Visconti di Corvaia, discendenti del Visconte Fraolmo del fu Fraolmo, capostipite del potente casato Longobardo detto anche dei Corvaresi.
La zona collinare intorno a Strettoia, abita già in epoca Etrusca come dimostrano alcune vestige etrusche ritrovate nella località “Bora dei Frati”, venne utilizzata fin dai tempi antichi alla coltura della vite e dell’olivo, coltivazioni che rappresenteranno la maggior risorsa economica della popolazione fino ai primi del novecento.
Nel 1225 i lucchesi entrarono prepotentemente in Versilia, Strettoia come le altre “Terre” dei Visconti di Corvaia finirono sotto le insegne lucchesi, Lucca per amministrare queste nuove “Terre” istituì la “Vicaria di Pietrasanta” con sede a Pietrasanta e da allora il borgo legherà il suo destino con il suo attuale capoluogo comunale, il suo territorio verrà percorso dagli eserciti lucchesi,fiorentini e genovesi, che per tre secoli si contenderanno la Versilia.
Negli eventi bellici del 1944 - 45 Strettoia si trovò lungo la linea Gotica, e l’intera
valle dopo secoli di pace venne devastata nuovamente dalla guerra.
 
Valdicastello Carducci
Giosuè CarducciIl borgo di Valdicastello Carducci uno dei più antichi poli minerari della Versilia, nacque probabilmente in epoca Etrusca, con l’apertura di alcune primitive miniere che gli Etruschi insediatisi in Versilia, aprirono nella valle per rifornirsi di metalli, anche se i primi ad abitare la valle, furono quasi certamente alcune tribù dei Liguri-Apuani come confermerebbe il ritrovamento di una loro necropoli rinvenuta all’inizio della valle
Quando i romani conquistarono definitivamente la Versilia (II secolo aC.) e si insediarono nella “Valle Bona” anticamente chiamata così per la sua posizione (piccolo altipiano lontano dagli acquitrini versiliesi), iniziarono un primo sfruttamento pre-industriale delle sue miniere, che in epoca medievale giungeranno a ricoprire un importante ruolo nell’economia locale, tracce degli insediamenti dei romani sono state rinvenute in tutta la valle, ma il reperto forse più importante, un sarcofago appartenente ai primi secoli dell’era cristiana, fu trovato nel 1800 nella località detta “Baccatoio” locata a poca distanza dalla Pieve di Valdicastello intitolata ai Santa Felicita e San Giovanni Battista.
Le prime notizie storiche di Valdicastello riguardano solo la Pieve di Santa Felicita (S. Giovanni Battista venne aggiunto nel X secolo), nel 991 i figli del Visconte Fraolmo II, Ranieri e Fraolmo ricevettero dal Vescovo di Lucca la metà dei beni e delle Decime della Pieve, successivamente in una pergamena del 1081 insieme alla Pieve viene citato anche il borgo, il Vescovo Teogrimizio allivellò ai fratelli Donuuccio e Guido dei beni appartenenti alla Pieve di S.Felicita locati in “Montecastello” (Valdicastello).
Il borgo fece parte per un lungo periodo del feudo dei Visconti di Corvaia, detti in seguito anche Cattanei della Versilia, questo potente casato nel corso dei secoli si divise in vari rami e due di questi i nobili di Corvaia e Vallecchia il 9 ottobre del 1219 si riunirono all’interno della chiesa di Corvaia, per stringere un’alleanza, al termine dell’accordo le miniere d’argento della “Valle Bona” e Gallena vennero assegnate ai nobili di Vallecchia, successivamente con l’arrivo dei lucchesi in Versilia e la cacciata e messa al bando dei nobili di Corvaia, Valdicastello condividerà le sorti con la cittadina versiliese di Pietrasanta fondata nel 1225 dal Podestà lucchese Guiscardo Pietrasanta.
all’inizio del 1800 per Valdicastello si aprì la pagina più gloriosa della sua storia, le miniere dopo un lungo periodo di inattività furono riaperte da una compagnia francese, che per assistere i minatori in caso di infortuni assunse un medici chirurgo chiamato Michele Carducci, che insieme alla moglie Ildegonda Celli di Volterra si stabilì nel borgo, dalla loro unione il 27 luglio 1835 nacque Giosuè Carducci poeta di fama mondiale che nel 1906 riceverà il premio Nobel per la letteratura, in suo onore tramite un decreto emanato dal presidente della Repubblica il borgo verrà chiamato Valdicastello Carducci.
Altre foto:  
Valdicastello Carducci  N°1 - N°2 - N°3               Chiesa                Monumento ai caduti               Casa di Giosuè Carducci N°1 - N°2
Vallecchia
VallecchiaIl borgo di Vallecchia (da “Vallicula” – “Vallecole”) sorse in epoca sconosciuta intorno all’omonimo castello e alla sua chiesa intitolata a S.Stefano, una delle prime Pievi della Versilia appartenenti entrambi al feudo dei nobili di Vallecchia, discendenti del Visconte Fraolmo
come i nobili di Corvaia che nel 1219 diverranno comproprietari del castello, ma alcuni anni dopo i lucchesi penetrarono in Versilia e per loro iniziò il declino, che culminò nel 1225 con la messa al bando dei nobili versiliesi che si rifiutarono di giurare fedeltà a Lucca.
Vallecchia viene citato per la prima volta in una pergamena del 10 maggio 843, nella quale il Vescovo di Lucca Berengario, allivellò dei beni locati in “Vallicula” ad un certo Rodiperto, successivamente in un altro documento redatto nell’882 il Vescovo Gherardo allivellò dei beni posti in “Vallecole” a Cunerardo del fu Causeramo
In questi primi documenti viene sempre nominata la località dove sono posti i beni allivellati (case e terreni appartenenti alla chiesa di Vallecchia) e mai il suo castello, bisogna giungere al 1170 per averne notizia, in quell’anno al suo interno “Castrum Vallecchia” venne stipulato un contratto.
La caduta dei suoi feudatari avvenuta nel XIII secolo (in seguito alla decisiva spedizione militare lucchese in Versilia), coincise con la fondazione di Pietrasanta, la costruzione dei palazzi nella nuova cittadina versiliese contribuì notevolmente ad aumentare la richiesta di escavazione dei marmi, nelle vicine cave di Solaio e il borgo iniziò il suo sviluppo edilizio, lungo la riva sinistra del torrente proveniente da Solaio, che lo porterà a diventare un importante crocevia economico della Versilia.
Il paese di Vallecchia con la l’instaurazione della Vicaria di Pietrasanta ad opera dei lucchesi, finirà definitivamente sotto la giurisdizione di Pietrasanta condividendone le sorti fino ai nostri giorni.
Altre foto:      Vallecchia      Pieve di S.Stefano

 

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